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I ragazzi della Paolucci alla scoperta della Pincera di San Buono

La Pincera di San Buono, votato come luogo del cuore Fai, esempio di archeologia industriale, è stato oggetto di studio dai ragazzi delle classi IID, IIG, IIH e II L della scuola secondaria di primo grado “R. Paolucci” IC1 Vasto, con l’uscita didattica organizzata il 29 maggio, grazie alla collaborazione del Fiduciariato dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra di Vasto e del suo Coadiutore,  ingegner Alessio Ciffolilli, nell’ambito delle celebrazioni del centenario dell’ANMIG. Hanno accompagnato i ragazzi i docenti Marina Di Santo, Alessia Delle Monache, Carlotta Di Ienno, Annalisa Emanuele, Manuela De Paris, Natalia D’Addiego, Acquarola, Domenico D’Annunzio.

È stata l’occasione per i ragazzi di approfondire l’antica produzione di laterizi a cura del titolare della storica fornace, Antonio Angelilli di ben 91 anni che è anche socio onorario dell’ANMG e alfiere dell’associazione da più di 30 anni. Ha spiegato che la Pincera di San Buono è l’ultimo esemplare superstite di un’antica fornace abruzzese del tipo a pignone, realizzata dalla metà del 1700 con le tecniche degli antichi romani, costituita grazie alla grande quantità di terreno argilloso del territorio. Antonio Angelilli, ha raccontato che ha appreso dal padre Nicola Giacomo l’arte del fornaciaio, divenendo un eccezionale fuochista, che poté esercitare fino all’anno 1966, quando lavorò nella fornace dei fratelli Petroro, a Vasto, mettendo a disposizione le competenze acquisite in tanti anni presso la pincera di sua proprietà e tramandatagli dai suoi predecessori. Tante erano le fornaci di laterizi in Abruzzo, a San Buono ce n’erano 7 a metà Ottocento. Esse hanno costituito un patrimonio di eccezionale valore contribuendo alla crescita ed allo sviluppo del territorio regionale a livello storico, economico e culturale. La loro attività iniziò gradualmente a rallentare successivamente l’Unità d’Italia e, precisamente, in seguito allo sviluppo della rete ferroviaria in Abruzzo, che favorì il progredire dell’economia del territorio e che portò, quindi, ad un’inevitabile richiesta di un ciclo produttivo maggiore e più veloce, che solo le fornaci a fuoco continuo, tecnologicamente più avanzate, potevano offrire. Le strutture antiche, quindi, divennero definitivamente in disuso intorno agli anni ’50 dello scorso secolo, non riuscendo a reggere la concorrenza. Una fornace della tipologia a fuoco continuo, del marchio tedesco “Hoffmann”, fu costruita a San Buono in contrada Cantarelli, ma nel 1943, un bombardamento aereo ne abbatté la ciminiera che non fu più ricostruita e di conseguenza la stessa non fu più utilizzata.

I ragazzi delle Paolucci hanno potuto assistere anche alla dimostrazione della produzione di laterizi con approfondimenti di chimica e sulle proprietà fisiche e meccaniche dei laterizi prodotti a mano e coppi detti “pinci”. Da questi pinci viene la parola “Pincere”, precisamente da “pince”, termine dialettale che designa i coppi utilizzati per la copertura dei tetti. Il laterizio “cotto” divenne l’elemento essenziale nelle costruzioni e, per secoli, le tecniche ed i sistemi di produzione introdotti dai romani rimasero invariati. Angelilli ha spiegato che la struttura della fornace è chiamata a “pignone”. La lavorazione segue diverse fasi la manipolazione, foggiatura, essiccazione e cottura.  La piccola struttura muraria a pianta circolare, si presenta in buona parte scavata nel terreno, al fine di garantire una minor dispersione del calore, ed è costituita da una camera di combustione (inferiore) ed una camera di cottura (superiore), separate da un piano forato intermedio. Dopo l’accurata lavorazione manuale da parte degli artigiani e la successiva fase di essiccazione, i manufatti crudi venivano accuratamente accatastati sul piano forato, attraverso il quale veniva sprigionato il calore del fuoco dalla camera di combustione sottostante. La delicata fase della cottura, a cura degli esperti fuochisti, prevedeva il raggiungimento di una temperatura fino a 1000° C. Infine, lo sfornaciamento del materiale cotto avveniva dopo alcuni giorni, successivamente al raffreddamento dello stesso.

Su uno dei pinci prodotti durante la visita, i ragazzi hanno inciso il nome della scuola e dopo la cottura verrà consegnato alla Paolucci. “Il mio sogno”, ha detto Antonio Angelilli, “più volte espresso ma finora non ancora concretizzato, è quello di poter avviare un laboratorio permanente del laterizio fatto a mano, affinché non vada perduto un presidio della storia delle costruzioni in Abruzzo.”

La prof.ssa Marina Di Santo ha presentato l’uso dei laterizi nella storia, la prof.ssa Annalisa Emanuele, la chimica del laterizio, comprendendo la composizione e processi, l’ing. Alessio Ciffolilli, ideatore e organizzatore dell’attività da parte del Fiduciariato ANMG di Vasto, ha spiegato le proprietà fisiche e meccaniche del laterizio.

I ragazzi hanno avuto modo anche di visitare il bellissimo borgo di San Buono, guidati dal Sindaco Nicola Zerra, ma con la presenza anche dell’assessore alla scuola del Comune di Vasto, Anna Bosco, dalla Pro Loco e dagli alunni della scuola secondaria di primo grado e scuola primaria di San Buono, Ciceroni junior per l’occasione. I ragazzi delle Paolucci hanno visitato una mostra di manufatti realizzati dal signor Antonio Angelilli negli anni passati e hanno approfondito la storia del paese, la storia della famiglia Caracciolo che visse nel palazzo aristocratico omonimo per ben 14 generazioni fino agli inizi del ‘800, la chiesa di San Lorenzo martire che ha una pianta a croce latina e facciata in stile romanico, con all’interno un’unica navata in stile neoclassico e nella cripta custodisce il corpo del martire San Buono,  patrono del paese che porta il suo nome. Sono state date notizie anche sulla Fontana Vecchia, fontana-lavatoio interamente scolpita a mano, con vasca rettangolare antistante del XVI secolo, alimentata da due sorgenti. La mattinata si è conclusa presso il Bosco di Sant’Antonio dove è stato possibile visitare l’antico convento fondato dai frati francescani dalla famiglia Caracciolo e il chiostro.

“Noi tutti siamo i testimoni delle virtù patrie dei nostri combattenti, il coraggio, il sacrificio, la dignità. Questi valori possono essere d’esempio anche per le nuove generazioni, “ha spiegato l’ing. Alessio Ciffolilli ai ragazzi, informando che gli eventi per festeggiare il centenario dell’ANMG continueranno anche durante l’estate.

Il dirigente scolastico prof.ssa Eufrasia Fonzo ringrazia l’ANMG per la collaborazione, ma anche tutta l’Amministrazione Comunale di San Buono, in particolare il Sindaco Nicola Zerra ed il vicesindaco Mario Ranni, insieme ai loro volontari ed apprendisti ciceroni.